trentaseimila giorni

Trentaseimila giorni,
Marsilio, 1996
Premio Sciascia

Qui si racconta la storia di una donna che vive cento anni, 36.000 giorni. Lascia la Sicilia per gli Stati Uniti con una capra e un bambino. Nel 1929 costruisce una fabbrica di alcool sottoterra. Vive l’amore e la ricchezza e resiste sempre ai dolori della vita. Non ha nessuna voglia di morire perché ancora vuole scoprire. Chi ci manda i sogni? Chi accende le stelle nello spazio?

Do inizio alla mia nuova vita sul mare blu, avvolto dal vento di scirocco, il 5 settembre dell’anno 1888. Una danza di delfini accompagnò la mia partenza dalla Sicilia agli Stati Uniti: danzavano i delfini felici e il mare blu schiumava in azzurro, scosso dalle pinne. La sirena fischiò tre volte, la gomena si alzò dall’acqua profonda e da poppa sorridevo, vestita di bianco. Avevo sedici anni.

“Molti venti hanno soffiato sulla mia testa: il vento della forza e quello della debolezza, quello del dolore e poi del piacere.”

Un volo magico,
Marsilio, 1998
tradotto in Germania da Lübbe

Qui si racconta la storia dell’aviatore Giulio Giamò che lascia Stromboli per l’Etiopia nel 1935 e lì fa il postino. Non butta bombe ma consegna lettere ai soldati. Vive le magie dell’Africa ma anche l’orrore della guerra. E con un pappagallo che parla, una donna bella come il sole e libellule blu, poi sul lago Tana alle foci del Nilo, alla corte del Gran Negus e meticcio nel cuore, ama la sua libertà sopra ogni cosa. “Le pagine sono sostenute dal senso del meraviglioso e da una fiducia nella vita che sopravvive malgrado tutto, separazioni, incendi, disfatte e in ultimo il campo di concentramento inglese in Kenia” (Fernanda Pivano).

La notte in cui sono arrivato in Africa è stata la più bella che avevo mai vissuto. Era una notte verde, una di quelle notti in cui la felicità è quasi insopportabile. Ero pazzo di vita, pazzo di aria, pazzo di vento e di sole. Dentro un silenzio stupefacente c’era il profumo dell’estate. Volavo libero nel cielo, cabravo nella corrente calda, galleggiavo in discesa e le lucide stelle africane saltavano sul pianeta. Pilotavo Vita Nuova, il mio Caproni 133. Era il 24 giugno 1935. Destinazione: Eritrea. Missione: segreta. Non sapevo altro del mio viaggio.

“Ti piace volare?”
“È l’unica cosa che so fare.”
“L’amore lo sai fare?”
“Tu lo dirai.”
“Perché sei così bianco?”
“Perché il sole non mi ha bruciato.”
“Perché voli?”
“Amo la libertà.”

Il mistero di Lithian

Il mistero di Lithian,
Marsilio, 2004
Premio Sciascia e presentato al Premio Strega 2005

Qui si racconta la storia di Samuel Horen che arriva naufrago una notte d’estate del 2062 a Katania da Gerusalemme e lì incontra Giovanna. E a Gerusalemme tornano, spinti dalle profezie del cabalista Abulafia. Stromboli, Palermo, Mozia, isole fantastiche perdute nella corrente, Gibellina, Tunizia, il deserto dei tuareg, Paros e finalmente Israele che sembra la luna e il Mar Rosso, Betlemme, Hebron e il mare di Galilea. Sono pronti a girare il mondo per scoprire Lithian. Una galassia di racconti e di avventure. E alla fine l’Utopia di pace per Gerusalemme.

Quando ho visto Samuel Horen la prima volta, era soltanto un punto fosforescente nel mare blu notte e saliva e scendeva su una montagna d’acqua. Ero al porto di Katania, la notte del 12 luglio 2062 e anche le stelle verdi saltavano nel vento.

“Fai di te stesso un’isola. Non pensare ai giorni tristi che hai vissuto ma a quelli felici che ancora non conosci. Prendi la tua forza e vai lontano. Cerca Lithian, di più non posso dire.”